CENNI STORICI SUL TOPONIMO DI

SANTA JONA

 

In riferimento alla “Terra” o villaggio, situato, in origine, presso la sorgente di Santa Eugenia, ed in seguito, impiantato, quale Castellorecinto , è opportuno ripercorrere il particolare percorso storico. Secondo la Bolla del Papa Gregorio IX, inviata il 16 dicembre 1231 all’Abate Pietro dell’Abazia di San pietro in valle di Ferentillo (in provincia di terni in umbria), nel territorio Marsicano esisteva la Chiesa di Santa Eugenia, identificata, sotto il profilo toponomastico, con la stessa “Terra” denominata “Terra di Santa Eugenia”.

Secondo i Registri Angioina degli anni 1278 - 1279, il Conte Ruggiero De Celano teneva, tra gli altri, “Castrum Sancti Potiti, Castrum Sancte Eugenie, Ovinulum”, per cui Santa Eugenia, come San Potito, risultava, da tempo, un centro fortificato, munito di una torre isolata costruita già sotto i Normanni intorno al 1150 circa, su Collemarciano con, ai piedi un Castellorecinto, fabbricato poco dopo nel versante sud dello stesso colle, sotto i medesimi occupatori, negli anni 60/80 del secolo dodicesimo, munito di alte mura e baluardi, capace quindi di ospitare e proteggere gli abitanti trasferitisi dal borgo di Santa Eugenia, a Forno Vecchio presso l’omonima sorgente.

Avvenuta nel tempo la decadenza dell’Abazia di San Pietro in Valle di Ferentillo, tutti i possedimenti della stessa venivano trasferiti alla massa beneficiaria di San Giovanni in Laterano, per cui, dai documenti dell’Archivio Lateranense, risultava elencata anche la “Prepositura S. Eugenia de Terra Santae Eugeniae”, in data 18 ottobre 1566 (Arch. Lat.D. XVI, 296) e anche ecclesia “Sanctae Eugeniae de Castro de Santa Jona Celani” (Arch.lat. D.25, 292/V). Il 12 gennaio 1595, Cesare Sabatini, canonico della Chiesa Cattedrale dei Marsi, a nome del Vescovo Matteo Colli, malato, faceva presente che il capitolo di San Giovanni in Laterano pretendeva di avere la giurisdizione sulla Terra di Santa Eugenia, o chiamata Chiesa di S. Eugenia.

Intorno all’anno 1639, veniva compilato un compendio di istanze di investitura della Propositura Curata da S. Eugenia, di giuspatronato dei Conti di Celano, a favore dei titolari della stessa, dall’anno 1425 al 1639, nel quale la Chiesa di S. Eugenia risultava essere dello stesso luogo, ovvero, Terra di S. Eugenia, ma a margine denominata S. Jona seu Santa Jovene detta volgarmente.

Nel 1694, l’Agrimensore Muzio Catonio e suo figlio di Rocca di Mezzo compilavano il Catasto di Santa Jona. Il 13 febbraio 1709, con a seguire “ Datum Terr(a) S. Eugeniae” ossia reso pubblico nella Terra di S. Eugenia, l’Agrimensore Ufficiale Ottavio Antonio Fedele consegnava un Censuale o Platea dei beni fondiari della Chiesa di S. Maria di Collemarciano della Terra di S. Eugenia , nella Tavola 2° del quale, riguardante il fondo di Le Giustizie, era disegnata l’antica Chiesa Del Borgo Medioevale, situato a Forno Vecchio, presso la sorgente di S. Eugenia

Nello stesso Censuale, il committente dello stesso, rivolgendosi al Vescovo pro tempore per essere autorizzato alla redazione, scriveva “Il sacerdote Don Berardino Ottaviani al presente Economo della Parrocchiale Chiesa di Santa Jona..” Nel 1714, Giuseppe Zannetti di Ovindoli e Pietro Pagliuca di Rovere redigevano un “Catalogo di tutti li sodi rotti dai cittadini” dell’Università di Santa Jona..

A seguito dell’ordine del Papa Benedetto XIII del 9 settembre 1728, nel medesimo anno, il Prevosto Giov.Antonio Valerio redigeva un’Inventario di“ tutte le robbe, tanto stabili come mobili et semoventi… della Chiesa Parrocchiale della Terra di S. Eugenia seu S. Jona sita in un angolo della terra in un colle chiamato Collemarciano et il titolo della Chiesa è S. Maria di detto Collemarciano Anton Ludovico Antinori storico Aquilano (1704 - 1778)’ nella sua “Corografia” (part. II vol. 39° p. 303) riferiva che nell’Abruzzo ultra, nel contado do Celano c’èra un Castello intorno al fucino che, sia L. Battista Alberti, letterato e architetto(1404 - 1472), che Flavio Biondo, storico e antiquario (1392 - 1463), avevano indicato con il nome di S. Jona e che altri avevano chiamato Santa Giona, e altri ancora Santo Jona, “e così volgarmente”.

Il 2 agosto 1806, con amministrazione separata e propria, e con a capo il Sindaco, nasceva il comune si Santa Jona. Con legge del 4 maggio 1811, emanata dal Re Gioacchino Murat, successore di Giuseppe Bonaparte, Santa Jona, assieme a S. Potito, entrava a far parte di un solo centro , con capoluogo Ovindoli, diventando Frazione

 

CONCLUSIONI

 

Da quanto sopra esposto, alla luce dei documenti sopra citati, si può rilevare che:

1) il toponimo originale di Santa Jona risulta essere derivato per un processo di volgarizzazione, dal nome di S. Eugenia, Titolare Protettrice del centro abitato situato presso l’omonima sorgente, come chiesa rurale, costruita secondo il costume medioevale, in unità religiosa , culturale e sociale;

2 il processo di volgarizzazione:

a) si è manifestato autentico nel fatto che la “J” lunga di Jona definisce la lettera    “g” di Eugenia per cui il nome Eugenia si è modificato nel tempo con i toponimi di Santa Jona Santo Giona e Santa Jovene;

b) ha avuto inizio con l’adattamento della lingua latina parlata al proprio idioma locale;

c) come sopra evidenziato, in riferimento al toponimo “Santa Eugenia seu Santa Jona”, già prima del 1400 il nome di S. Eugenia corrispondeva volgarmente a quello di S. Jona;

3)   una corretta grafica del toponimo derivato dal nome di Santa Eugenia è opportuno che sia Santa Jona al femminile, in quanto esiste anche un nome maschile, di origine biblica , Giona , Profeta;

4) le vicende dei toponimi S.Eugenia e Santo Giona, rimandano al fatto che nella sua vita S. Eugenia Vergine e Martire, è diventata anche S.Eugenio

 

                 Santa Jona 26/07/2011

         Don Mario Del Turco

  

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